Eccomi qui, sono rientrata dal Mali e finalmente riesco a raccontarvi un viaggio bello e positivo per l’esito che ha avuto la valutazione del nostro progetto.
Come scrivevo prima della mia partenza, la carenza d’acqua è un problema cruciale nel villaggio di Karangasso, come in tutto il Mali.
Ed è proprio per questo problema che lungo il nostro percorso attraversando diversi villaggi, che ho potuto anche visitare, ho notato un buon numero di pozzi, soprattutto artesiani e a pompa a mano, cosa che non ho notato in altri paesi dell’Africa.
Si, certo, ho visto un buon numero di pozzi ma non sono mai abbastanza per ridurre in modo decisivo il problema dell’acqua, in questi paesi africani e non solo.
Quando leggiamo che…uno scarico dello sciacquone della toilette in un paese occidentale impiega una quantità d’acqua equivalente a quella che, nel mondo in via di sviluppo, una persona media impiega per lavare, bere e cucinare nell’arco di una giornata… quali riflessioni fare?!
Non entro nello specifico tecnico del progetto e della sua organizzazione, dove tra l’altro tutta la popolazione è parte attiva, ma posso dire con grande entusiasmo che è stato deciso di finanziarlo!
Qualcuno mi disse che visto un Paese africano è come averli visti tutti. Per me non è proprio così, ognuno ha le sue usanze, cultura, paesaggio… forse la povertà è uguale ovunque! Comunque, ogni Paese africano visto e la sua gente, mi stupisce ogni volta, mi fa innamorare, mi fa arrabbiare e mi fa indignare.
Anche questo viaggio è stato così, pur avendo passato molto tempo in macchina.
Cerco di rendervi partecipe di ciò che ho visto raccontandovi l’itinerario del viaggio e le sue tappe.
Bamako. La capitale del Mali. Super caotica, centinaia di motorini che passavano ovunque fosse possibile, a destra e a sinistra, senza distinzione, d’altronde è cosa comune nelle grandi città. Ma la cosa che più mi ha stupito positivamente è che questi erano guidati anche dalle donne, di tutte le età, bellissime e con i loro coloratissimi vestiti, mai visto prima!
Karangasso. Si lascia la strada principale, asfaltata, per una strada in terra. Dai cespugli escono una trentina, o forse di più, di bambini che ci accolgono con applausi, sorrisi e schiamazzi, hanno percorso circa 3-5 kilometri che hanno ripercorso tornando al villaggio correndo dietro la nostra macchina, questa è una cosa tipica dei bambini africani.
A pochi metri dal villaggio gli adulti e il sindaco ci hanno accolto con musica e danze locali, abbiamo camminato con loro fino ad arrivare alla missione dove ci attendevano il capo villaggio, il gruppo di consiglieri e i membri del GdS. Dopo i dovuti saluti, presentazioni, benedizioni e ringraziamenti, per aver risposto alla loro richiesta, ci hanno offerto dell’acqua. In realtà avrebbero dovuto offrirci della birra di miglio ma sanno che noi occidentali dobbiamo fare un po’ di attenzione a quello che ingeriamo… io l’avrei assaggiata volentieri e infatti non mi sono fatta sfuggire questa opportunità nella visita ai villaggi Dogon!
Passando da un villaggio all’altro abbiamo visto distese e distese di piante da mango, ovunque ci girassimo c’erano manghi. Ovviamente non mancavano mai sulla nostra tavola, buonissimi!