Mondo senza Fame-artigianato

Un gruppo di 11 persone, quando hanno iniziato la formazione l’anno scorso sapevano fare solo dei piccoli tappettini in sisal e delle stuoie in penij!!!

Devono ancora perfezionarsi ma sono certa che ci riusciranno, sopratutto se con il progetto riusciremo a seguirli ancora con la formazione e accompagnarli nella realizzazione di un piccolo negozio…sarebbe un loro desiderio…o entrare sul mercato locale e perchè non trovare un mercato estero!!!!

Vedi filmato: http://youtu.be/B4HI36F5Da0

Sandra

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La storia di Fidy

Carissimi,
come potrete notare il blog è stato cambiato ed ora ha anche un altro link.
Per questo non ho più scritto i miei racconti!!! Da dicembre!!!…ci sarebbero tante cose da raccontare!
Oggi inizio con la storia del piccolo Fidel detto Fidy. Ho conosciuto Fidy a gennaio grazie al passaggio di 3 medici Italiani: Stefano, Moraldo e Carla.
I 3 medici hanno soggiornato qui per circa 3 settimane e hanno impegnato il loro tempo a visitare e curare i bambini del Granello di Senape e quelli del quartiere.  Tra questi bambini c’era il piccolo Fidy, 8 anni ma…a guardarlo bene…per statura e peso ne dimostrava 4!!! Era in condizioni pessime. Il suo corpicino era pieno di piaghe, aveva un evidente problema alla pelle, si vedeva la carne viva e aveva  qualche difficoltà a muoversi a causa del dolore. Il giorno stesso i medici mi hanno parlato di questa situazione dicendomi che sarebbe stato il caso che facesse una serie di analisi. Una domanda è sorta spontanea: chi si sarebbe preso carico delle spese visto che non è un bambino inserito nel programma  dell’associazione?!!!!
Appena i medici sono rientrati  in Italia, ho chiesto alla sig.ra Bodo, cuoca della mensa della scuola, di farmi conoscere Fidy. Un bimbo stupendo con dei bellissimi occhi neri e un sorriso splendido, solo dopo aver visto il suo corpicino mi sono chiesta come fa ad avere un sorriso così!!!!!! Le piaghe erano inguardabili, il ventre gonfio, le  gambe e le braccia minute così minute che solo a guardarlo avevi l’impressione che si rompesse!!!!!!!
Dopo aver visto la situazione di questa creatura non potevo restare inerte, così… visto che avevo del denaro donato da alcuni amici, che io chiamo “fondo cassa amici”….mi sono messa subito in moto, ho preso un appuntamento con una amica pediatra. Il 14 febbraio la dottoressa è venuta a casa mia e ha visitato il piccolo Fidy, ha prescritto un bel po’ di analisi e diversi medicinali da prendere subito ma non ha saputo dirmi che tipo di malattia fosse. Come lei diversi altri medici non mi hanno saputo dare un risposta precisa per la malattia di Fidy . Ad aprile ho conosciuto un medico pediatra, che era di passaggio qui in Madagascar, ed è stato l’unico a pronunciarsi…poteva essere la malattia delle 3D…Dermatite, Diarrea, Demenza più comunemente chiamata Pellagra.

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Dal 14 di febbraio (…giorno di San. Valentino) ho fatto quello che ho potuto per il piccolo Fidy, visite mediche, medicinali che ancora oggi prende, un bagno al giorno con dei prodotti appositi, almeno un pranzo al giorno con me per fargli mangiare cose più sostanziose che a casa sua non mangerebbe, in quanto la famiglia è molto povera ed è una famiglia numerosa…genitori e 5 bambini!!!

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Oggi non posso ancora dire che è guarito, non so se mai guarirà, ma di certo posso dire che sta molto meglio. Ora ho solo una preoccupazione, chi si prenderà cura di lui nel mese che sarò in Italia?
La famiglia, voi penserete, ma io ho dei forti dubbi!!!!!!!
Eccovi il piccolo Fidy oggi, e devo dirvi che è il mio piccolo Angelo, cupido il 14 febbraio ha lanciato la sua freccia. Fidy con la sua ingenuità, dolcezza e felicità mi ha dato la forza di superare alcuni momenti difficili.

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Grazie Fidy e grazie a chi mi ha permesso di prendermi cura di te.
Ti voglio bene.

Sandra

 

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Il progetto

Carissimi amici,

È passato moltissimo tempo dal mio ultimo aggiornamento.

Fortunatamente le cose da fare sono veramente tante ed il tempo per i racconti è sempre meno!!

I miei ultimi racconti sull’ andamento dei progetti agricoltura e artigianato risalgono rispettivamente a febbraio e a giugno. Quindi riprendo proprio da dove vi avevo lasciato.
Dal mio precedente racconto si comprendeva uno stato d’animo un po’ provato a causa delle difficoltà incontrate, anche oggi continuano ad esserci problemi ma dopo 11 mesi di lavoro possiamo iniziare a ritenerci soddisfatti. I contadini che hanno creduto in questo progetto e che hanno voluto investire il loro tempo iniziano ad avere piccole soddisfazioni, sono motivati dai risultati e spinti a partecipare.

Ad ottobre i contadini hanno iniziato a raccogliere i prodotti del Kit consegnato gratuitamente e la situazione è stata la seguente:

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E’ stata una vera gioia poter gustare le nostre primizie Bio!!!

In questi giorni abbiamo portato a termine il programma della formazione prevista dal progetto.
Da settembre a novembre sono state effettuate le seguenti formazioni:

Formazione sulla manioca: miglio razione della quantità e qualità. (la manioca è un alimento importante per i malgasci).

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Formazione sul riso pluviale: coltivazione in montagna ( il riso è il primo alimento in assoluto per i malgasci):

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Consegna del Kit, semi di riso:

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Le prime piantine che spuntano:

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Dopo 20 giorni dalla semina del riso si seminano le leguminose:

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Formazione SRI (Sistema di Risicoltura Intensiva) miglio razione della quantità e qualità:

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Le piantine crescono, situazione attuale:

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Formazione sullo zenzero:

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Distribuzione del Kit: zenzero, e Kit della formazione sul riso, sarchiatore e leguminose:

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Per quanto riguarda gli artigiani, il gruppo è composto da 12 persone!!!

E’ un gruppo pieno di entusiasmo, desideroso di apprendere ed è stupendo vedere le loro espressioni ogni volta che realizzano nuovi modelli.

Da ottobre a dicembre abbiamo effettuato 3 formazioni di 5 giorni l’una. Da quando abbiamo iniziato la formazione artigianale, a maggio, i beneficiari sono stati quasi sempre presenti, se qualche volta si è assentato qualcuno è stato per cause importanti e non per disinteresse.

Ad ottobre hanno realizzato dei portafoto, scatole e scatoline-bomboniere:

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A novembre hanno realizzato i tappeti, ciabatte da casa e cestini porta pane:

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A dicembre hanno realizzato: sacche per bicicletta, borse, un nuovo modello di tappeto, astuccio e copri agenda:

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Qui di seguito alcune foto di quello che sono riusciti a realizzare nelle 5 formazioni di quest’anno.

Ovviamente se qualcuno fosse interessato ad acquistare qualcosa può contattarci!! Ne saremo molto felici ed orgogliosi!!!

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Cari amici, con questo racconto l’equipe, tutti i beneficiari del progetto MsF ed io vi auguriamo

un Buon Natale e un Sereno 2013

Saluti

Sandra

 

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La storia di Andry

Cari Amici,

eccomi di nuovo qui, per raccontarvi una nuova storia, vera, come sempre, e pare anche a lieto fine, grazie al vostro aiuto.

Nel mese di marzo ci è stato chiesto di prenderci carico di una famiglia molto povera e senza lavoro. Rivo fa il primo sopraluogo nella casa di questa famiglia.

Dalle informazioni che riesce a prendere comprendiamo che l’associazione non può intervenire nell’immediato così, visto che ho a disposizione la cassa delle offerte dei miei amici, decido di incontrare la famiglia per rendermi conto di persona della situazione.

La famiglia è composta da 5 persone, il padre Andry , la madre Lova e 3 figli.

Lova, ha alle spalle una storia personale molto commovente; appena nata è stata abbandonata sulla riva di un lago, una signora passando sentì dei lamenti, trovò la piccola dentro un sacchetto e con le gambe rotte, evento che la resa disabile per tutta la vita.

Lova è cresciuta nella povertà, è venuta a conoscenza della sua storia di vita soltanto qualche giorno prima della morte della madre adottiva. La sua storia l’ha resa particolarmente vulnerabile, infatti, pur avendo partecipato ad un corso di formazione d’artigianato che le ha dato la possibilità di praticare un mestiere e guadagnarsi da vivere non ha mai abbandonato l’abitudine di mendicare sulla strada. Lova cresce e incontra un ragazzo con il quale fa un figlio ma la storia tra i due non funziona così si separano. Incontra un altro ragazzo fa un altro figlio ma anche questa storia non funziona e si separa nuovamente.
Ora è sposata con Andry con il quale fa il terzo figlio e formano una famiglia.

Andry è un ragazzo di circa 28 anni, sicuramente ha qualche problema di salute.

Lui dice di essere posseduto dal demonio.

Purtroppo questi eventi sono frequenti perché non si approfondiscono le cause dei lori problemi.

La famiglia vive in una casa o meglio in una stanza di circa 12mq, pagano un affitto mensile di 40000 ar, circa 15€. I bambini, Mamy, Lovasoa e Noelina, vanno tutti a scuola.

Da qualche mese qui in Mada va di moda il latte di soia, così Andry ci chiede di essere aiutato negli acquisti del materiale per produrre il latte che lui venderà sul bordo della strada.

Ci sembra una cosa fattibile così Rivo e io decidiamo di aiutarlo.

Dopo l’incontro nella loro casa facciamo altri incontri per comprendere bene come intende organizzarsi, lo aiutiamo a fare una piccola indagine di mercato e a realizzare un quaderno contabile.

Compriamo un frullatore, una vetrinetta, delle marmitte, la fatapera, delle tazze, del carbone, tutti gli ingredienti per realizzare il latte di soia e anche gli ingredienti per fare i mofobol, dolce malgascio, che può ben accompagnare una tazza di latte di soia.

Andry inizia a lavorare, si sveglia alle 2 di notte per preparare il tutto. Alle 5 del mattino si reca sulla strada vicino a un mercato dove rimane fino a quando non ha venduto tutto il suo latte.

Dopo due settimane di lavoro ci rincontriamo per fare due conti e vediamo che, nonostante l’imprecisione nel tenere la contabilità, è una buona attività che gli può permettere di far fronte alle spese giornaliere, all’affitto etc.

Il nostro affiancamento organizzativo va avanti per qualche mese. Nel mese di giugno decidiamo che è arrivato il momento di farlo procedere da solo, ma che almeno una volta al mese vorremmo incontrarlo per restare informati sull’andamento della sua piccola attività.

data descrizione ariary euro
10-apr fam. Andry Ravelomantsoa 166.000 €        61,48
25-apr fam. Andry Ravelomantsoa x mofobol 11.350 €          4,20
26-apr fam. Andry Ravelomantsoa x materiale 52.000 €        19,26
27-apr fam. Andry Ravelomantsoa x mofobol 9.800 €          3,63
8-mag fam. Andry Ravelomantsoa x mofobol 7.100 €          2,63
30-mag fam. Andry x soia e carbone 5.000 €          1,85
4-giu fam. Andry x legno x tavolo 6.900 €          2,56
16-giu fam.Andry acquisto materiale x soia dal 18-30 giug=12 g 135.500 €        50,19
totale 393.650 €     145,80

 

Inutile dirvi la gioia che ho provato nel dare questo piccolo aiuto. Se il lavoro e l’impegno di Andry continueranno nel tempo, il nostro intervento durato circa 3 mesi avrà dato la possibilità ad una famiglia di essere autonoma.

Grazie a voi, ancora una volta si è riusciti a fare qualche cosa per qualcuno.

Grazie.

Sandra

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Mama Bao

Cari Amici,

oggi vi racconto la storia di Mama Bao. Mamma Bao è una signora della provincia di Diego, nord del Madagascar. Era sposata con un uomo di Diego ma tanti anni fa ha deciso di lasciare il marito (che aveva l’abitudine di ubriacarsi e di picchiarla) e di trasferirsi nella capitale “Tana”.  Non avendo figli ha deciso di occuparsi di alcuni bambini abbandonati del suo quartiere, Ilanivato, e ancora oggi questa è la sua vocazione.

Questo le fa onore ma la sua situazione non è delle migliori. Lei stessa è una persona povera che vive nella miseria e il suo carattere e il suo modo di fare non sono i più adatti per crescere dei bambini. Nonostante questa situazione possiamo comunque dire che i bambini che la incontrano in qualche modo sono fortunati, perché oggi sono ancora in vita!

Ho conosciuto mamma Bao nel 2004, nel mio primo viaggio in Madagascar, tramite l’associazione Granello di Senape. L’associazione ha cercato di aiutarla offrendole un impegno come responsabile di una mensa a Ilanivato, dandole un rimborso spese, ma cercando anche di fare qualche adozione a distanza per i suoi bambini. Purtroppo, a causa del suo carattere, l’impegno come responsabile della mensa è  terminato nel 2008. Da quel momento in poi non ho avuto più contatti con Mamma Bao, se non qualche notizia riportata da altri.

Non so per quale motivo, ma un giorno di quest’anno ho deciso di andarla a trovare. Sono convinta che non è stato un caso e ora vi racconto il perché.

Ci siamo incontrate sulla strada e insieme siamo andate a casa sua…dico casa solo per identificare il posto dove vive, perché di casa, nel senso che intendiamo noi, ha veramente poco.

Siamo poco distanti dalla casa e sento la voce di un bimbo piangere, entriamo e trovo sul letto una bimba piccolissima e un bimbo di 6 mesi guardati da un bimbo di 3 anni e una di 6 anni…devo spiegarvi il mio pensiero e sentimento in quel momento? Penso proprio che non serva.

Mamma Bao mi mette in braccio la bimba di circa un mese che spontaneamente cerco di consolare e di coccolare, in pochi istanti smette di piangere, avvicino il mio dito alla sua piccolissima mano e lei ci si aggrappa, poco dopo riprende a piangere perché ha fame. Mama Bao le prepara il biberon con latte concentrato che non è assolutamente adatto per i bambini. In attesa di darle il biberon coccolo ancora la piccola e chiedo a Mama Bao di raccontarmi della neonata. Mentre parla vedo un topolino passare tranquillamente sul tavolo, nessuno sussulta, nemmeno io, sicuramente è normale!

La piccola le è stata consegnata dalla madre, una giovane ragazza che non se ne può prendere cura perché occupata a lavorare a servizio di una famiglia e non avendo marito ha preferito fare la scelta di abbandonare la piccola. Vi prego di non dare giudizi in merito, perché vi assicuro che certe situazioni sono veramente difficili e complicate.

Il giorno della mia visita la bimba pesava un kilo e ottocento grammi, così ho subito chiamato una conoscente pediatra e ho fissato un appuntamento per un controllo. Lo stesso giorno Mama Bao mi ha chiesto di dare un nome alla piccola, ancora non le era stato dato, così pensando alla riconciliazione con Mama Bao l’ho chiamata Fihavanana, che vuol dire PACE. Successivamente le hanno aggiunto anche il nome Sandra.

La visita dal pediatra è andata bene, le è stato prescritto solo qualche medicinale ma niente di grave.

Le sto comprando del latte in polvere ogni settimana e ogni tanto compro della carne e del riso per gli altri bambini che vivono con Mama Bao e sono: Hoby di circa 14 anni, Ginah di circa 10 anni, Menja di circa 7 anni, Mamy di circa 6 anni, Tafita di circa 3 anni, Avotra di circa 6 mesi e Fihavanana Sandra ora di circa 2 mesi e mezzo.

Il 1° maggio sono andata a trovare la piccola e come vedete dalle foto, sta bene e cresce molto bene.

Ho conosciuto una signora malgascia di nome Chiara che ha studiato come infermiera in Italia, dove ha lavorato per tanti anni. Ora è rientrata in Madagascar e conoscendo la situazione di Mama Bao vorrebbe fare qualche cosa per lei, ma soprattutto per i bambini. Entrambe abbiamo avuto la stessa idea di realizzare un centro, una casa famiglia per migliorare la situazione dei bambini di Mama Bao e magari di altri bambini abbandonati.

Lei ha già un progetto e ha già preso dei contatti con il comune che sembra essere intenzionato a donare un terreno gratuitamente. Ora Chiara e io stiamo valutando in che modo possiamo collaborare, stiamo studiando quali potrebbero essere le spese di costruzione e di gestione. Se tutto ciò sarà fattibile non ci resterà che cercare un finanziamento e non sarà cosa da poco, vista anche la situazione economica che sta attraversando l’Italia!

Grazie amici,

Sandra

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La formazione artigianale

Ciao Amici,

eccomi qui per parlarvi di un altro progetto formativo a cui abbiamo lavorato, che per me è stato il più bello ed entusiasmante: la formazione rivolta agli artigiani.

Qui ad Antanifisaka ci sono famiglie che producono tappeti e patine in sisal e borse e tappeti in penjy. Sono materiali molto poveri e anche il loro lavoro non ha rifiniture molto accurate.

Il formatore ha impostato la formazione partendo da quello che le persone sanno già fare, dai prodotti che già realizzano, trasformandoli in modelli nuovi.  È stato bellissimo vedere lo stupore dei partecipanti quando si sono resi conto che con il loro materiale, e con un po’ di fantasia in più, potevano realizzare modelli nuovi senza stravolgere le loro abitudini, aggiungendo così nuove creazioni a quelle che sanno già fare!

Questa formazione è stata una bella botta di energia e di entusiasmo che mi ha riportato a notare le cose positive di tutto questo immenso lavoro, senza mai perdere di vista le difficoltà che danno la spinta a individuare i reali bisogni dei beneficiari.

Vi allego un video dove potrete vedere tutto con i vostri occhi. Godetevi il filmato!

Un abbraccio a tutti,
Sandra

Guarda il video »

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Tutte le novità di questi mesi

Carissimi Amici,

il tempo qui in Mada vola, gli impegni sono veramente tanti e mi accorgo solo ora che è passato tanto tempo dal mio ultimo racconto! Le cose accadute sono così tante, che ho qualche difficoltà a decidere da dove iniziare. Facciamo così, riprendo dal mio ultimo racconto, così vi aggiorno sul tutto il progetto.

Come da programma stiamo svolgendo le attività nei tempi stabiliti e questo è già una cosa molto positiva, visto che siamo in Africa e il tempo e l’organizzazione per molti Africani ha tutto un altro significato. È proprio il caso di dire che stiamo seminando, in tutti i sensi! E speriamo di vedere qualche frutto verso la fine dell’anno.

A oggi sono state effettuate la formazione sulla fertilizzazione del suolo e sul controllo biologico dei parassiti, la formazione sul composto e lombricomposto, la formazione artigianale e la formazione sulle rotazioni di colture. Purtroppo strada facendo alcune persone hanno deciso di non partecipare al progetto e questo per me è stata una sconfitta. È veramente dura ragionare con una mentalità così chiusa, senza nessun interesse al  cambiamento per progredire e crescere. Naturalmente oltre a questa situazione ci sono anche i problemi oggettivi, come la grande povertà. La loro mentalità li spinge a trovare lavori giornalieri, vivono di espedienti, senza riuscire a proiettarsi nel futuro.

Comunque cerco di farmi passare il senso di sconfitta e delusione concentrandomi sulle persone che, almeno per ora, sono motivate ed entusiaste di apprendere e di migliorare la loro situazione. Come già detto, Honorè ed io siamo certi che quando si vedranno i primi frutti, chi non ha partecipato inizierà a comprendere e speriamo che a quel punto ci chiederà di poter rientrare nel progetto. Questo però è uno dei tanti motivi per cui lo stesso riuscirà con difficoltà a dare dei buoni risultati nei due anni previsti! Ad ogni modo, come si dice, ogni piccola goccia crea il mare. E noi cerchiamo di fare la nostra parte.

Vi mando qualche foto, così potete notare le piccole cose già realizzate dai diversi gruppi. C’è chi ha seminato i semi di Tephrosia, Crotalaire, Bracharia che abbiamo donato come Kit e chi ha realizzato il composto.

Viste alcune difficoltà dei beneficiari nel mettere in pratica la formazione abbiamo deciso di utilizzare un terreno che diventerà il terreno di dimostrazione, un terreno in tanety, quindi fa al caso nostro, perché vorremmo che i contadini tornassero a  coltivare anche questi terreni, che hanno abbandonato da anni per  varie difficoltà.  Vi mando le foto del lavoro effettuato sul terreno di dimostrazione.

In sintesi le cose sono andate così. A marzo con alcuni beneficiari abbiamo praticato la formazione effettuata sulle  curve di livello  e sulla protezione del suolo piantando i semi di Tephrosia, Crotalaire, Bracharia. A metà aprile sono spuntate le prime foglioline. A fine aprile la crescita delle piantine continuava, così come a maggio.

Prossimamente vi mostrerò il lavoro fatto con la formazione di rotazione delle colture, che stiamo effettuando in questi giorni.

Due gruppi hanno praticato il Lombricomposto, pur non avendo chiesto questo perché i lombrichi sono molto costosi. Per questo motivo è stato “il progetto” ad acquistare un kilo di lombrichi per realizzare il composto. Avendo così anche la moltiplicazione dei lombrichi, potremo distribuire entrambi come Kit. Con il “lavoro dei lombrichi” ad aprile era pronto il compostoUna volta separati i lombrichi dal composto, sono stati recuperati per essere riutilizzati per la creazione di un nuovo composto.

Questi sono i primi piccolissimi risultati sulla formazione rivolta ai contadini. Piccoli, ma grandi risultati in fondo per queste persone e per noi.

La prossima volta vi racconterò come è avvenuta la formazione artigianale. Un abbraccio a tutti!

Sandra

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News e grandi progetti dal Madagascar

Carissimi, ciao a tutti!

Eccomi di nuovo direttamente dal Madagascar.
Tra una settimana circa saranno già due mesi che mi trovo qui, ma per il lavoro svolto, senza distinzione di sabato e domenica, mi sembra di essere qui da molto più tempo.
Come vi accennavo negli ultimi racconti, mi trovo in Madagascar per un progetto rivolto ai contadini del villaggio d’Antanifisaka.

Vi mando il pdf dettagliato del progetto, così potete rendervi conto dettagliatamente di cosa sto parlando, è un progetto molto interessante.
Se cliccate il link qui sotto potete anche vedere un filmato per capire meglio di che cosa si tratta.

A presto con altre notizie!
Sandra

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A piedi, attraversando i quartieri di Tanà.

Ciao Amici,

oggi vorrei farvi leggere l’esperienza in Madagascar di Elisabetta.

 

Ogni anno, nel mese di agosto, si presenta l’occasione di fare qualche bel viaggio, ma già da un po’ di tempo sentivo che la veste del turista classico mi stava un po’ stretta, o meglio era sempre più spesso accompagnata dalla voglia di conoscere più da vicino, quasi da dentro, i luoghi, la gente e la cultura del paese che andavo a visitare. Da questa esigenza è nata la curiosità e l’interesse verso la proposta che mi è stata rivolta da Antonello Z., di partecipare, cioè, al CICL – Campo Internazionale di Condivisione e Lavoro, che ogni anno il GdS organizza proprio nel mese di agosto. Il Madagascar non era certo tra le mete che avevo in mente ma dal momento che il CICL Rwanda era già completo, non rimanevano molte altre alternative! Nel frattempo conosco anche le altre ragazze che hanno deciso di partecipare alla stessa avventura (Sonia, Elvira, Camilla e Aliai) e sebbene ci sia un bel divario di età con la maggior parte di loro, si crea quasi da subito un bel legame che sarà rinsaldato, con mio personale stupore, anche durante la permanenza in Madagascar.

Sarebbe davvero lungo raccontare i tanti bei momenti vissuti nelle tre settimane trascorse ad Andohatanjona, Ilanivato e Antanifisaka…mi limiterò quindi a condividere quel che più mi è rimasto nel cuore.

Restano impressi nella mente e nel cuore gli sguardi curiosi e i sorrisi delle persone che si incontrano percorrendo a piedi le strade dei quartieri di Antananarivo, sguardi e sorrisi accompagnati sempre da un “bonjour Vahasà” (così chiamano gli stranieri bianchi) e che, nonostante l’accezione, in molti momenti ti fanno sentire a casa.

Rimangono impressi il senso di ospitalità e l’accoglienza ricevuti ogni volta che siamo entrate in una delle loro casette di mattoni asciugati al sole: 3 o 4 mq di terra con un solo letto, dove spesso noi non riuscivamo neanche ad entrarci tutti, ma dove loro riuscivano a vivere con tutta la famiglia (moglie, marito e tre, quattro o cinque figli). “Merci pour votre visite!” è un’altra espressione che risuona, risuona perché ogni volta che la senti pronunciare, ti senti inutile e inadeguato.

Rimangono impresse le attività fatte con l’equipe e i volontari del GdS. Dalla sistemazione dei tavoli nelle mense di Andohatanjona, Ilanivato e Antanifisaka, al lavoro nel “Jardin des enfants”, alla fabbricazione dei “briques” (mattoni) a Ilanivato: ogni momento è stato un’occasione per conoscere e contribuire, seppur marginalmente ai progetti del GdS in questi quartieri, ma soprattutto è stata un’occasione per stare con le persone.

Risulterà ovvio e scontato…ma gli occhi e i sorrisi dei bambini lasciano un segno indelebile: i quasi 100 bambini di Andohantanjona riuniti nel cortile della scuola con cui abbiamo giocato a “ruba bandiera” e a “un, deux, trois…etoile!” (il nostro “un, due, tre…stella!”), gli oltre 50 bambini di Antanifisaka con cui abbiamo provato a giocare a “sbucciadito” e tutti i bambini del GdS  che con i loro fratelli hanno partecipato alla gita di fine anno a Ambohimanga. I bambini sono speciali…con la loro voglia, semplicemente, di stare insieme e di giocare, con la loro pazienza nell’aspettare, con la loro gioia che invadeva le strade quando passavano cantando dentro ai pulmini.

Non si dimentica l’equipe locale del GdS, composta da Rivo, silenzioso ma sempre presente e disponibile a qualsiasi ora del giorno e della notte, Honorè con la sua passione per l’associazione e la voglia di costruire qualcosa in più con la sua gente, Paul con la sua ospitalità e la capacità di accoglierti come una figlia nella sua famiglia e Tsinjo, insegnante personale di lingua e cucina malagasy.

Ma ciò che più rimarrà impresso e, al cui ricordo ancora mi commuovo, sono state le due feste di “veloma” (arrivederci) che ci hanno regalato i bambini e le donne di Antanifisaka, prima, e di Andohatanjona, poi: quel susseguirsi di canti, coreografie di piccoli e grandi, e i regali che arrivavano dalla terra o dal loro lavoro di artigianato.

Tre settimane in cui ho provato a recuperare il valore dell’essenziale, a prendere coscienza di quante cose superflue ci sono nel “nostro mondo”, a scoprire che il silenzio molto spesso comunica, quanto e forse più, delle parole di cui sono invase le nostre giornate, ho imparato ad osservare di più …e forse a guardare anche un po’ oltre me stessa.

 

Elisabetta

      

  

  

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Antanifisaka vista con gli occhi di Sonia

Qualcuno di voi sa già che ora mi trovo in Italia, ma le cose da raccontare sulla mia esperienza in Madagascar sono ancora tante, quindi continuo a scrivere.
Da gennaio scriverò di nuovo dal Madagascar, partirò per almeno due anni per lavorare ad un progetto, tutto ancora da mettere in piedi, rivolto ai contadini d’Antanifisaka. 
Sarà una bella sfida, ma di questo racconterò prossimamente. 
Oggi voglio farvi leggere la visione e l’emozione di Sonia, una cara amica che è venuta a trovarmi partecipando al CICIL organizzato dal Granello di Senape, attraverso le sue parole. 

“La prima volta che siamo state ad Antanifisaka, in occasione delle attività programmate per il CICL 2011 Madagascar, ero molto emozionata. 
Ne avevo sentito parlare da Sandra, di questo villaggio rurale dove non c’è né luce, né acqua corrente, né bagni in casa… però… a Sandra veniva una luce particolare negli occhi quando pronunciava quel “però”. 
Ed il discorso, comunque, si interrompeva lì, perché lei non voleva svelare troppo, del luogo, ma soprattutto delle emozioni che lei stessa aveva vissuto e che, sperava, avremmo vissuto anche noi. 
La mancanza di acqua, luce, etc., non mi preoccupava minimamente: avendo fatto già alcune esperienze in Africa, questo era senza dubbio il problema minore.
Ero più concentrata sulle emozioni, anche perché, alla minima cosa che mi colpisce il cuore, mi sciolgo in pianti di commozione! Che dire? Sono fatta così!

Quando partiamo per Antanifisaka è già giorno grande, pur essendo ancora mattina presto, circa le 6.30.
Ad aspettarci, un piccolo taxi-brousse – appositamente noleggiato per noi, dal momento che dobbiamo portare tutto ciò che ci servirà per il nostro vitto e alloggio, oltre al materiale per i lavori da fare, previsti nel programma del CICL: pavimentare la mensa dei bambini, aggiustare i tavoli della stessa mensa, cambiando le tovaglie, etc.
Appena fuori Tana, con il suo traffico caotico – reso ancora più lento dai tanti carri trainati dagli zebù, usati ancora come preferenziale mezzo di trasporto, sia per le merci, che per le persone, da chi non ha altra possibilità – e la sua strada asfaltata (ma che buche!), ci immettiamo sulla via diretta ad Antanifisaka.

L’asfalto diventa a mano a mano sempre più raro, fino a essere un ricordo… Ad esso si sostituisce una bellissima terra rossa, resa asciutta della consistenza della sabbia, dalla scarsità di pioggia e dalla frequenza dei passaggi di auto, bici, piedi… E della polvere sollevata dalle auto che transitano vogliamo parlarne?
Sandra, ormai esperta, si copre testa e viso con foulard e scarpette, e così fanno anche alcune di noi.
La polvere entra da ogni minimo spiraglio del pulmino e, con i raggi del sole che penetrano dai finestrini, si vedono queste migliaia di particelle sospese nell’aria: ci entrano nel naso, si posano addosso a noi ed ai nostri bagagli, e tutti e tutto cambia colore, o meglio diventiamo tutti di un pallido colore rossiccio!

Il tragitto è, però, bellissimo: ogni tanto incontriamo piccoli villaggi, costruiti con mattoncini rossi come la strada, la gente è intenta alle proprie attività, quasi sempre all’aperto.
E fuori dai piccoli villaggi, il contrasto della terra rossa con il verde della vegetazione, lascia letteralmente a bocca aperta. Mmm! Meglio chiuderla la bocca, altrimenti entra la polvere!
La strada, però, diventa sempre meno praticabile: grossi solchi longitudinali e buche profonde ci costringono ad andare pianissimo e a fare uno slalom a destra e a sinistra per evitare di finire dentro le “voragini” che si presentano davanti agli occhi…. Il nostro sobbalzare sui sedili al ritmo delle buche ci riempie di ilarità.

Intanto notiamo che la strada, così tanto polverosa, ha finito per colorare anche le piante e i fiori che si trovano ai lati della stessa, dando al paesaggio un aspetto un po’ surreale.
Ad un certo punto, la strada comincia a degradare verso il fiume e sotto di noi si apre una vallata bellissima: un ampio pianoro coltivato in tanti piccoli appezzamenti di terra, così ordinati da sembrare giardini.
Qua e là gli zebù che trainano aratri in legno, semplici ed improvvisati, ma estremamente efficienti, e persone riconoscibili, dalla nostra posizione, solo per i tipici cappelli malgasci in rafia.
Che pace trasmette questo “quadro”! Prima lacrimuccia!

Nel frattempo arriviamo al fiume, il nostro capolinea. Qui dobbiamo scaricare il pulmino di tutto il materiale portato e dei nostri bagagli perché… ad Antanifisaka si giunge solo a piedi!
Quindi guadiamo il fiume a bordo di una piroga, stretta e lunga, sulla quale gli abitanti del posto caricano anche le rare moto e bici per i loro spostamenti (arrivano fino a Tana con la bici!, percorrendo, quasi ogni giorno circa 30 km ad andare ed altrettanti per tornare, con le strade in quelle condizioni e con le bici stesse stracariche di merce da vendere al mercato!).
Sull’altra sponda del fiume c’è già Paul che ci aspetta, salutandoci con il cappello in mano. 
Grande Paul! 

Ad Antanifisaka alloggeremo a casa sua, dove c’è anche la mensa dei bambini e gli spazi per le attività del G.d.S. Paul ha predisposto tutto per il trasporto del materiale e dei nostri bagagli fino a destinazione. Infatti, ecco arrivare, col loro passo lento e cadenzato, gli zebù che trainano i due carri “portabagagli”. Iniziamo così il nostro tragitto a piedi. Non è lungo, circa 20 minuti, ma un po’ in salita la parte iniziale. Non importa… il panorama che ci circonda è talmente  bello da far dimenticare anche la minima fatica!
Per un po’ seguiamo dall’alto, con lo sguardo, il corso del fiume, le sue anse, la gente che prende l’acqua per irrigare i propri campi e gli orti, poi ci inoltriamo tra la vegetazione, camminiamo lungo le risaie ed eccoci ad Antanifisaka: piccole case di terra rossa con il tetto di rami.
Al nostro passare la gente arresta il proprio lavoro solo per salutarci e regalarci un sorriso. Che bello!
E quando oltrepassiamo il cancello della casa di Paul, ecco la prima sorpresa: i bambini di Antanifisaka che ci aspettano! E subito iniziano i giochi! Girotondo, “1,2,3 stella!”, palla prigioniera, e noi, “adulte”, a giocare come bambine sotto lo sguardo attonito dei bambini stessi. 

“Queste sono veramente pazze!”, avranno pensato.
Il tempo ad Antanifisaka trascorre alternando momenti di lavoro (piccola falegnameria, il cambio delle tovaglie ai tavoli della mensa dei bambini, visita alle famiglie del posto assistite dal G.d.S., per conoscerle meglio e per sapere ciò di cui possono avere bisogno, lavoro nel “giardino dei bambini”, piccolo orto, lavorato e coltivato dai bambini stessi), a momenti di svago (gironzoliamo a piedi per conoscer e i dintorni, il villaggio di Antanifisaka con le sue due chiese: una protestante, l’altra cattolica; visita ad Antambolo… beh, qui più che un momento di svago, si sarebbe dovuto trattare di una vera e propria missione “punitiva”, si fa per dire, per manifestare il nostro dissenso al Sindaco del villaggio che, dopo due anni dalla fine dei lavori, non ha ancora aperto l’ospedale del Paese).

Quello che maggiormente mi ha colpito di Antanifisaka è l’ambiente tranquillo e semplice, complice la natura incontaminata, in cui vive la gente. I bambini, in particolare, hanno qualcosa di diverso e di speciale nello sguardo, una serenità che invita a continuare a guardarli… e che contagia.

Ho notato che qui lo sguardo ha un’importanza privilegiata: non comprendendoci bene con la lingua parlata, lo sguardo diventa “veicolo” di richieste, di curiosità: “Chi sei?”, “Cosa fai qui?”, “Perché siete così pallidi?” Da questi sguardi nascono risposte, poi, una volta superata l’iniziale timidezza, ecco che le loro piccole mani cercavano le nostre, allo sguardo si univa il sorriso, ed a questo, l’abbraccio!
E una profonda sensazione di gioia, serenità e pienezza mi ha riempito il cuore…
E pensavo a quanto sarebbe facile incontrarsi, anche tra popoli lontani, tra culture diverse, se solo ci fosse la voglia e la disponibilità a conoscersi veramente, la gioia di ascoltarsi, l’urgenza di amarsi, di far diventare l’altro una parte della propria vita, del proprio cuore…

Sì, c’è qualcosa di diverso e di bellissimo nello sguardo dei bambini di Antanifisaka!
Seconda lacrimuccia!

Per te Sandra”
Sonia

        

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