Toccare il cielo con un dito

Cari Amici, in questo Paese a volte si ha anche la sensazione di  toccare il cielo con un dito! 
Sono proprio felice, vi racconto il perché.

Circa due mesi fa, ancora c’era il dottor Stefano, Honorè arriva in ufficio con una coppia di giovani e il loro bimbo di tre anni. 
I tre hanno affrontato un lungo viaggio chiedendo anche ad alcuni amici un prestito per acquistare il biglietto del taxi-bruce, per arrivare fino a noi per un consulto medico. 
Honorè ci spiega il problema, praticamente il bambino ha ambedue le ghiandole sessuali, ha un problema di ermafroditismo, cioè ha due sessi.

Stefano ed io ci procuriamo dei guanti, la macchina fotografica, e li accompagniamo al piano superiore della casa, dove ci sono le camere. Visitiamo il bambino e facciamo alcune foto per documentare il caso.
Il piccolo serio e intimorito non ha fatto una lacrima nè un lamento fino alla fine della visita.

Si è constatato che ha i due sessi, diamo una letta ai risultati di alcuni esami già fatti, ma Stefano dice che è necessario effettuare la mappa cromosomica, cariotipo genetico,  dal quale si può definire con precisione quali sono le ghiandole che prevalgono, maschili o femminili.

Li lasciamo ripartire dicendo loro che non possiamo dare nessuna risposta nell’ immediato ma verificheremo come poterli aiutare. Prima che io partissi per il Madagascar delle amiche mi hanno lasciato dei soldi, da utilizzare per situazioni di bisogno, e così decido di fare un’offerta alla famiglia per farli pranzare e tornare a casa.

Dopo la loro partenza noi continuiamo a discutere del caso, ci rendiamo conto che non è cosa facile e per poterli aiutare dobbiamo trovare dei soldi per effettuare l’esame istologico, che è molto costoso, e poi contattare degli specialisti in Italia.
Decidiamo che Stefano al rientro in Italia prenderà tutte le informazioni del caso, nel frattempo io contatterò un medico Italiano che lavora qui in Madagascar per un’associazione che ha attivato un progetto contro i tumori femminili. 
Ma il mio contatto non mi porta molto conforto in quanto mi viene detto che non è a conoscenza di centri o medici in loco che possano risolvere la questione e mi consiglia di approfondire la cosa in Italia.

Inizio a fare qualche ricerca su internet, quando un bel giorno Honorè, che stava facendo un corso di formazione, mi chiama dicendomi di preparare tutta la documentazione del bambino e di fargliela avere perché ha conosciuto una persona che ci può mettere in contatto con una associazione “Médecins du Monde“ che si occupa di questi casi.

Dopo un primo contatto telefonico con l’associazione “Médecins du Monde“ , abbiamo avuto un incontro nella loro sede, vedendo il bambino ci hanno immediatamente  detto che possono prendersi carico del caso, questo vuol dire che potranno operare il piccolo e farsi carico delle spese. L’intervento verrà fatto alla  fine di novembre.  Arriverà un’equipe straniera ed opererà in un ospedale della capitale.

Abbiamo approfittato di questo incontro per presentare un altro caso, Jonah, un bambino con un problema di labiopalatoschisi, praticamente al labbro è già stato operato quando era piccolo, ma ora si dovrà pensare alla ricostruzione del palato.
Ebbene anche per lui c’è la possibilità di fare l’intervento con un’equipe che arriverà a maggio 2012.

Non si è fatto ancora nulla ma la mia gioia, la mia felicità sta nel fatto che questi due bambini avranno la possibilità di essere curati, di migliorare la loro malformazione.

Ogni giorno ringrazio il Signore, in particolare in giornate come queste. 
Lo ringrazio per questo intreccio di conoscenze e prego ancora per Toloja per il quale non abbiamo trovato ancora una soluzione alla sua malattia…omozigote-microcitemia. Non abbiamo ancora avuto risposte definitive dall’ospedale ma le informazioni che ho non sono positive, da questa malattia non si guarisce…

A presto Amici

Sandra

        

Pubblicato in Diario | Contrassegnato , | Commenti disabilitati

Poveri e indifesi

Ero a casa-ufficio, stavo lavorando con Honorè sul progetto che partirà a gennaio ma abbiamo dovuto interrompere diverse volte per le persone che venivano a bussare per chiedere consiglio o aiuto per i figli ammalati. E pensare che da giovane volevo fare l’infermiera, beh oggi mi sarebbe tornato molto utile!

Una bellissima signora, Mme Germain, è passata per dirci che il nipote ha fatto la radiografia al collo, fortunatamente non ha nulla di grave, deve prendersi solo qualche antinfiammatorio ma non ha i soldi per acquistarli.

Mme Vivian è passata per farci vedere le radiografie del figlio, ovviamente le abbiamo detto di andare dal medico.  
Era già andata all’ ospedale, il medico le ha detto che le lastre non erano più leggibili e che doveva rifarle, per un costo di 8000ar, circa 3€. 
Ma il fatto che le lastre non fossero più leggibili ci ha insospettito, così con domande su domande, chiacchera e chiacchera abbiamo compreso che il medico le aveva detto di tornare con i soldi, le lastre fatte e la ricevuta di queste e che non doveva passare alla cassa dell’ospedale che avrebbe fatto tutto lui. 
Ovviamente le abbiamo detto di lasciar perdere e di andare dal medico che le ha prescritto le lastre per avere l’esito dell’esame.  Abbiamo anche approfittato di farle comprendere che probabilmente stava per cadere in un tranello speculativo!

Il padre di Toloja è andato a fare un controllo medico, come gli avevamo consigliato. Gli sono state prescritte delle medicine, dalle quali ho dedotto che dovrebbe avere una forma asmatica. 
È tornato all’ospedale per il controllo, dopo una settimana dalla prima visita,  e gli hanno cambiato medicine perché quelle prescritte lo facevano tossire troppo. Dopo aver preso le nuove medicine per un giorno e mezzo ha compreso che il suo corpo non le sopportava, così è passato da noi per chiederci che cosa avrebbe dovuto fare.  
Abbiamo deciso che Rivo andasse con lui, spacciandosi per il figlio, visto che il signore ha detto al medico che delle visite e delle medicine se ne prendeva carico il figlio. E qui è stato lungimirante  perché se avessero saputo che c’è un’associazione dietro probabilmente ne avrebbero approfittato.

Dopo questi incontri mi era preso un po’ di sconforto, questa gente oltre ad essere povera, spesso mi sembra anche indifesa, soprattutto quando si tratta della salute.

Spero che il nuovo progetto, che non ha niente a che vedere con la sanità, possa sollevare enormemente questa gente dalla povertà e che con la formazione che daremo, che può essere un modo per aprire la mente, e con la nostra vicinanza possano arrivare a comprendere e pretendere quello che è un loro diritto.

Mi scuserete se a volte scrivo delle banalità, perché anche da noi in Italia ci sono molte cose che non funzionano… ma ora mi trovo qui…

Sandra

  

Pubblicato in Diario | Contrassegnato , | Commenti disabilitati

Una vita diversa

Prima di partire Stefano ci ha lasciato una lista dei  bambini che necessitano un approfondimento medico.  Abbiamo preso immediatamente in considerazione il caso più urgente.

Toloja , un bambino che abita con la propria famiglia ad Ilanivato nel quartiere di Anosipatrana. La loro casa…se così la si può chiamare… è vicino ad alcune risaie e a una discarica. 
Circa sei mesi fa il fratello maggiore è morto, aveva la febbre e nel giro di pochi giorni se ne è andato, nè la famiglia nè noi, ad oggi, sappiamo esattamente di che cosa sia morto. Stefano ci ha chiesto di portare quanto prima Toloja a fare delle analisi, perché aveva il ventre gonfio, era pallido e aveva gli occhi giallognoli. 
Dalle analisi è risultato avere una forte anemia, immediato il ricovero. Gli sono state fatte subito delle trasfusioni di sangue, sangue che va restituito da qualche donatore, altrimenti se il bambino dovesse avere bisogno di altre trasfusioni e il sangue non fosse stato restituito, dovrebbe tornarsene a casa. Come ho già detto altre volte qui ti devi procurare o comprare tutto quello di cui i medici hanno bisogno per curarti, anche  un batuffolo di cotone, altrimenti  sei spacciato. 
Dopo le trasfusioni hanno iniziato con le iniezioni di antibiotico, che il bambino non ha sopportato, così hanno deciso di fare un’altra cura.  Per fortuna, perché poteva lasciarci la pelle.

Ogni due giorni andavo a trovarlo… anche per tenere sotto controllo i medici che spesso fanno la cresta sulle medicine, soprattutto se sanno che l’ammalato è seguito da qualche associazione o vahasa… chiedevo notizie ai medici o infermieri ma per avere qualche informazione era sempre una lotta. Praticamente nessuna certezza, solo supposizioni, analisi su analisi.

Uno dei primi giorni di ricovero di Toloja, Honorè passa in ospedale, avevano appena fatto un prelievo di sangue al bambino, il medico dà le fialette a Honorè e gli dice di portarle in un altro ospedale, a qualche chilometro di distanza, per farlo analizzare. Durante il tragitto Honorè avrebbe dovuto sbattere le fialette per far si che il sangue non si coagulasse ma Honorè era in moto… nessun problema! …una ragazza va con lui portandosi altre fialette, di altri pazienti.  Honorè  guida la moto e la ragazza dietro sbatte le fialette, non ci si può credere ma questa è la vera realtà di questo Paese.

In una mia visita al bambino porto con me Sonia, un’amica che è venuta a trovarmi. Quel giorno nel letto a fianco a Toloja c’era un bambino che stava molto male, tanto che io e Sonia ci siamo dette che forse alla prossima mia visita non avrei ritrovato il bambino… Quei 15 minuti passati in ospedale, per Sonia, come  per me, sono stati forti e dolorosi, tanto che Sonia non ha trattenuto le lacrime.

Ogni volta che entro in un qualsiasi ospedale qui in Madagascar, torno a casa molto provata, arrabbiata e con un senso di impotenza. Fortunatamente riesco a elaborare il tutto in breve tempo, perché  il giorno dopo è un altro giorno, e ci saranno altre cose che ti provano emotivamente, che entrano dentro e ti  corrodono. Un mio personale pensiero è che non bisogna dare troppo spazio a queste emozioni perché devi essere lucido e pronto per dare risposte a chi ne ha bisogno.

Toloja è stato spostato di camera, così nella mia ultima visita in ospedale sono andata a cercare il bambino che avevo visto con Sonia, ma il suo letto era occupato da un altro bambino gravemente malato… solo dopo ho capito che quella era una stanza di rianimazione. Parlo con l’infermiera di turno, mi dice che il bambino che stavo cercando è uscito… ma non ho capito se è uscito guarito o ancora malato. 
Chiedo anche del bambino che avevo appena visto moribondo, mi dice che deve fare con urgenza delle analisi e poi un TAC, la quale è molto costosa e la famiglia non ha i soldi nemmeno per fare le prime analisi, così parlo con il medico, decido di lasciare i soldi per le analisi necessarie e per la TAC, mi faranno sapere.  
L’infermiera vedendo la mia disponibilità mi porta da un bambino di un mese circa, è piccolissimo, il colore della pelle è più bianca che nera, tipico dei bambini neri appena nati. Ha un problema respiratorio, con qualche medicina si può risolve ma la famiglia non ha i soldi per comprarle. Parlo con la nonna e la madre di appena 18 anni. Compriamo le medicine per un costo di 4 euro…

Tre giorni fa ho saputo che il bambino che necessitava della TAC è morto, inutile dire i mille pensieri che mi sono passati per la testa…

Per quanto riguarda Toloja è stato dimesso, ma deve fare un ulteriore controllo dopo uno specifico esame del sangue. Mi auguro di avere presto un quadro clinico.

Ciao a tutti

Sandra

  

Pubblicato in Diario | Contrassegnato , | Commenti disabilitati

Diario da Antanifisaka

Antanifisaka è un villaggio rurale che si trova  a circa 30 chilometri dalla capitale. Prima di partire per Antanifisaka io e Stefano abbiamo acquistato dell’acqua in bottiglia, del pane e della carne, perchè li non ci sono. Non c’è acqua in casa, solo del pozzo e non c’è energia elettrica, torce o candele.

Dopo un’ora e mezza di tragitto il pulmino ci lascia ai bordi del fiume che attraversiamo con la piroga. Non troviamo nessuno ad attenderci, aspettiamo un po’ e poi decidiamo di incamminarci, lasciando i bagagli al signore della piroga. Attraversiamo le risaie e la piccola pineta, per fortuna conosciamo la strada, dopo circa 30 minuti di cammino  arriviamo a casa di Paul, membro dell’equipe GdS, che rimane stupito del nostro arrivo a piedi, pensava che arrivassimo direttamente con il pulmino prendendo l’altra strada.

Saluti e abbracci, poi Paul invia tre persone, in bicicletta, a recuperare i bagagli lasciati alla piroga.

Iniziamo subito a visitare i bambini, io assumo il ruolo di assistente del medico.

La piccola biblioteca per l’occasione diventa ambulatorio. Un tavolino funge da scrivania, il lettino è un tavolo con una coperta e un lenzuolo bianco sopra… che dopo il quarto bambino che si sdraia diventa di colore marroncino… una bilancia e dei segni al muro per misurare l’altezza.

Alle 17.30 è già buio, accendiamo una candela per continuare con le visite, visto i tanti bambini che aspettano nel cortile. Alle 19 interrompiamo, abbiamo visitato una quarantina di piccoletti.

Ceniamo e poi una sigaretta sotto il magnifico cielo stellato. E’ praticamente impossibile non stare con il naso all’insù per  ammirare le stelle e la via lattea qui.

Il giorno seguente, dopo una doccia calda con secchio, una colazione con caffè, pane e marmellata (solo perché ci siamo noi, loro mangiano riso anche al mattino), riprendiamo con le visite dei bambini e di qualche adulto. Andiamo avanti fino le 14. Abbiamo visitato un’ottantina di bambini.

Pranziamo e poi un po’ a piedi e un po’ in moto andiamo ad Antambolo, villaggio dove il Granello di Senape con la gente di Antanifisaka ha collaborato alla ristrutturazione di un ospedale. Il GdS ha dato un contributo economico e il personale che è andato ogni giorno a controllare i lavori di ristrutturazione.

Peccato che ancora l’ospedale non sia aperto, a causa della crisi politica: lo Stato non invia il medico!!!

Torniamo a casa e troviamo ancora dei bambini ad aspettarci. Non possiamo dirgli di no… e così via, decidiamo di fare ancora qualche visita e di aiutarli come meglio possiamo.

 A presto amici!

Sandra

 

Pubblicato in Diario | Contrassegnato , | Commenti disabilitati

Odissea malgascia

Eccomi di nuovo qui, come state amici?

Il periodo delle vacanze estive per molti sta finendo e pensando ai viaggi di ritorno che tanti intraprenderanno, mi è venuto in mente che non vi ho raccontato il mio per arrivare qui in Madagascar quest’ultima volta… la mia Odissea malgascia!

Beh, le cose sono andate così.

Il viaggio è stato una cosa interminabile e faticosa, forse aggravata anche dalla stanchezza lasciata dal viaggio di Haiti, fatto solo una settimana prima di questa mia partenza. Nei miei ultimi 7 anni ho volato spesso,  una media di 3 voli all’anno, ma non mi è mai capitata una cosa del genere!

Parto da Roma alle 7.30. Arrivo in aeroporto alle 4.30 del  mattino con la mia amica Cristina, che ormai da qualche anno si spupazza le mie partenze e i miei arrivi da e a Roma, per fortuna lei, che mi fa da autista e da facchino!!

Luci soffuse, negozi e bar chiusi, arrivo al banco dell’Air France per il check-in, trovo una coda infinita e subito capisco che qualche cosa non funziona… il rullo che trasporta le valige è bloccato… Mi faccio il biglietto elettronico pensando di  fare  poi coda ad una fila preferenziale, ma… niente da fare, la fila è la stessa!!!

Finalmente arrivo al banco, mostro i documenti e il biglietto già effettuato e dico subito di voler pagare la valigia che ho in più, piena di vestiti per bambino, tre valigie anziché le due previste. La signora mi dice che sono 200€, ma le informazioni che avevo erano di 100€, così dopo qualche telefonata e la conferma che sono 200€, decido di lasciare la valigia a Cristina, la recupererò quando torno!

Le due valigie che imbarco non vengono pesate, strano, ma sono contenta perché probabilmente erano fuori peso di qualche chilo!!!

Finalmente alle 6.30 finisce tutta la trafila. Un abbraccio forte a Cristina e via che passo la dogana.

In orario si sale sull’aereo ma alle 8 siamo ancora fermi. Decido di chiamare l’hostess, mi dice che devono risolvere un problema , faccio presente che ho una coincidenza da prendere a Parigi (Charles de Gaulle) per Antananarivo, partenza del volo alle 10,30.

Alle 8.15 l’hostess torna e mi dice: pochi  minuti e si parte… e aggiunge che sicuramente perderemo la coincidenza, io e altre quattro persone dirette ad Antananarivo!

Arrivati a Parigi cerco subito il banco informazioni Air France, con me ci sono due suore che parlano solo Italiano e Malgascio, così decido di aiutarle. Mentre facciamo la fila per prendere informazioni  al banco dell’Air France mi accorgo che in coda c’è un prete malgascio, gli chiedo se si vuol unire a noi,  mi da il suo passaporto. Prendo info per  tutti e  quattro, purtroppo non abbiamo trovato l’altro passeggero, che tra l’altro avevo notato sul volo.

L’avventura continua con i tre malgasci.

Dovendo cambiare aeroporto e compagnia aerea dobbiamo ritirare i bagagli, dopo un’attesa di tre ore finalmente prendiamo tutte le valigie e ci rechiamo all’uscita dove prendiamo una navetta per l’aeroporto d’ Orly. Arriviamo dopo due ore di viaggio. Cambiamo biglietto: volevano farcelo pagare!!!

Finalmente alle 15.30 mangiamo qualche cosa ma senza rilassarci troppo perché alle 16.30 dobbiamo fare il check-in. Una coda infinita, stremati ma ancora con un po’ di pazienza, ci mettiamo in coda e qui troviamo il malgascio che era sul nostro volo… non sapeva di dover ritirare i bagagli a CDG… poverino chissà se sarà riuscito mai a recuperarli!

Pesiamo i bagagli, mi fanno storie perché ho circa tre chili in più. Spiego tutta la trafila che abbiamo dovuto subire, così le lascia andare, ma anche le valigie delle suore erano fuori peso. Nulla da fare per loro, non le fanno passare a meno che non si paghi. La suora disperata e con le lacrime agli occhi non sa cosa decidere. Vista la difficoltà, io e il prete decidiamo di pagare le 100€ per i chili di troppo e via, altra fila!

Alle 20.45 il volo parte, arrivo previsto ad Antananarivo  il giorno seguente alle 10.45, ma prima  uno scalo di un’ora  a Dzaoudzi!

L’unica nota positiva di questo interminabile viaggio, oltre alla conoscenza dei tre religiosi, compagni d’avventura, è stato che per la prima volta ho visto dall’alto la capitale Antananarivo.

È stata una grande emozione. Mi sono scesi i brividi per tutto il corpo, come quando torni a casa dopo tanto tempo e con gli occhi lucidi vedi la terra rossa e le casette con il tetto in lamiera che con il riflesso del sole sembrano tanti coriandoli.

Ecco, questa è stata la mia Odissea malgascia. Ma come sempre, appena arrivata, felice di essere qui.

Sandra

  

Pubblicato in Diario | Contrassegnato , | Commenti disabilitati

Diario dal Madagascar

Al mio arrivo ad attendermi c’era Honorè.

Honorè è un ragazzo malgascio sposato con Nadiah e ha due bellissime bambine, Kattiah di circa 4 anni e Allysiah di 8 mesi.

Honorè  parla anche italiano, è un ragazzo molto in gamba. Noi ci siamo conosciuti nel 2004 e da allora abbiamo mantenuto un bellissimo rapporto di amicizia e di collaborazione nel progetto del Granello di Senape. 
Da gennaio 2012, periodo per il quale è previsto il mio ritorno in Madagascar, almeno per 2 anni, inizieremo insieme un progetto rivolto ai contadini di un villaggio rurale a circa 30 chilometri dalla capitale Tana.

Saliamo in macchina e ci inseriamo subito nel caos totale del traffico malgascio.

Dopo circa 45 minuti arriviamo nella nuova casa del Granello di Senape, nuova solo perché hanno fatto il trasloco qualche giorno fa! Ovviamente la casa è ancora da mettere a posto o meglio da pulire, mettere in ordine e rendere confortevole! 
È una casa stile malgascio, possiamo dire per benestanti, ma con porte, finestre e perfino le mura non regolari. 
È una cosa incredibile come riescano a fare tutto senza un minimo di precisione!

La casa è su due piani, al primo piano c’è il bagno, una stanza ufficio, una stanza grande da pranzo che al bisogno si trasformerà in sala riunioni, una cucina con fornetto elettrico, il gas a tre fuochi appoggiato su un tavolino, frigo, mobili per dispensa e per piatti e tegami e un bel lavello. Sopra ci sono stanze grandi da letto e una piccolina dove alloggerò. 
La casa si trova sulla strada, come si esce dal cancello c’è una fila di bancarelle ambulanti dove vendono frutta, verdura e a volte indumenti usati.

A  casa trovo subito Rivo, il mitico Rivo, anche lui lavora nel GdS e ci conosciamo dal 2005. 
È la persona che chiami in ogni momento e per qualsiasi bisogno, è sempre disponibile, con il sorriso sulla bocca, ha tre figli e una moglie.

Saluto Honorè che deve rientrare a casa, e con Rivo vista l’ora, le 13, andiamo a pranzo da una conoscente che ha un ristorantino sulla strada, cucina solo piatti malgasci al costo di € 1,50 a persona, ed è uno tra i più cari in zona. 
Dopo pranzo anche Rivo rientra a casa sua, così io passo il pomeriggio e tutta la domenica a sistemare bagagli e camera.

La sera di domenica rientra a casa Stefano, medico italiano volontario del GdS, è arrivato in Madagascar una settimana prima di me, ha ben pensato, visto che sono arrivata con un giorno di ritardo, di farsi un giretto a Nosy Be, meta turistica…mare e sole!

Di notte non si riposa molto bene, il letto non ha la rete ma quattro lastre di legno e un materasso in gomma piuma vecchio, sfatto. In più questo è il periodo dei festeggiamenti per la circoncisone dei bambini, quindi musica a palla fino a notte fonda!

Il lunedì inizio subito a lavorare.

Dopo una colazione ristoratrice con caffè, pane e marmellata, io, Stefano e Rivo ci rechiamo al Comune. Incontriamo il sindaco e il suo comitato, per riprendere le fila del progetto di costruzione di una Sala Parto. Il Comune ha dato al GdS, pagando una somma simbolica, un terreno con un contratto di  99 anni. Il GdS  costruirà la sala parto, speriamo presto visto che si sta lavorando a questo progetto da circa 3 anni.

Il GdS come metodo di approccio e di lavoro in tutti i suoi progetti, cerca di coinvolgere la popolazione locale, in particolare i beneficiari del progetto dell’associazione.

Con un  lavoro di sensibilizzazione da parte dell’equipe la gente deve prendersi carico dell’opera e sentirsela sua, garantendo anche così nel tempo la  funzionalità del progetto. 
I gruppi di genitori GdS dovranno anche partecipare ai lavori di costruzione offrendo qualche carretto di sabbia, qualche mattone e una parte di lavoro in mano d’opera, ma soprattutto dovranno creare un comitato che con l’equipe locale seguirà l’organizzazione dell’ospedale, una volta operativo, insieme a medici e infermieri. 
Ma quando si lavora sulla sensibilizzazione e  responsabilizzazione della gente i tempi diventano biblici…

Si è approfittato di questo incontro per approfondire e prendere i preventivi di un progetto per la costruzione di fontane per dare acqua alla popolazione. Il sindaco ha presentato questa richiesta  in un incontro, in Italia, ad alcuni sindaci di qualche comune nei pressi di Terni, i quali si prenderanno carico di questo progetto.

Pranzo velocissimo alla malgascia.

Io e Stefano prendiamo un taxi per raggiungere Honorè in città. Assieme incontriamo una dottoressa, che lavora in un ospedale del centro, le chiediamo di collaborare, da volontaria, con l’equipe locale per organizzare incontri di sensibilizzazione sull’igiene personale, della casa, sulla pianificazione famigliare, sull’importanza di curarsi e di conseguenza di indirizzare bambini e adulti malati a fare visite specifiche. 
Ovviamente il GdS si prenderà carico delle spese, visto che qui è tutto a pagamento e la gente non può permettersi nè visite e analisi, nè medicinali.

Accompagno poi Stefano al mercato dell’artigianato, lo aiuto a trattare i prezzi.

Andare al mercato è quasi un lavoro qui, per non sfinirsi bisogna prenderla con filosofia, ad ogni cosa che prendi in mano ti dicono il prezzo, ma va sempre trattato! Perché discuti e discuti, se poi posi l’oggetto e vai via, loro ti richiamano dandoti la cosa al prezzo che vuoi tu!

Sei costretto a trattare perché se non lo fai è un po’ come non apprezzare la loro merce!

Un caro saluti a tutti, buone vacanze a chi parte, buon lavoro a chi resta.
A presto

Sandra

       

Pubblicato in Diario | Contrassegnato , | Commenti disabilitati

Arrivederci Haiti

Terzo giorno

Per prima cosa abbiamo incontrato una suora Spagnola che segue la gente di un piccolo villaggio fuori Porte au Prince,  dove serve la costruzione di una scuola.

Poi abbiamo visitato un asilo che segue il metodo pedagogico Montessori: finalmente una situazione decente!

La visita a suor Marcella nel suo villaggio, Vilaj Italyen, nato in una zona che è considerata la discarica della capitale non è stato un bello spettacolo.  È una baraccopoli, anzi, oggi lo è solo per metà perché suor Marcella, con il coinvolgimento della gente, ha realizzato un ospedale, scuole e case,  tutto costruito con la gente. I guardiani e  le chiavi del complesso sono in mano a persone che solo qualche anno fa facevano parte di qualche gang, un miracolo!

La metà che è ancora una bidonville si spera che presto venga sostituita da altre piccole e colorate casette. Hanno anche in progetto di costruire un centro d’accoglienza per bambini disabili e orfani.

Con l’incontro straordinario di suor Marcella si conclude il viaggio ad Haiti.

Devo un ringraziamento speciale ad Anna e Davide che ci hanno organizzato questi incontri, dandoci così la possibilità, in brevissimo tempo, di entrare nella realtà di un Paese povero e afflitto dal terremoto e dal colera.

A presto dal Madagascar

Sandra

Pubblicato in Diario | Contrassegnato , | Commenti disabilitati

Hatiti, “il terzo girone dell’inferno”

Secondo giorno

La mattina abbiamo incontrato un prete della parrocchia Latranbay, anche qui serve una scuola ma anche la ristrutturazione della chiesa.

Poi abbiamo avuto un incontro con Medici Senza Frontiere, abbiamo visitato il cantiere della costruzione di un ospedale.
È un progetto molto interessante. Ringrazio tutta l’equipe che ci ha accolto con calore e molta disponibilità

Il terzo incontro è stato con l’associazione locale “L’Albre de la vie”.
Un gruppo di quattro persone, fondatori dell’associazione, hanno affittato una casa per ospitare una ventina di bambini orfani.
Qui ci si è stretto il cuore nel vedere dei cuccioli di bambini che non solo non hanno i genitori, ma vivono una situazione difficile in quanto la struttura necessita di tutto e a volte l’associazione ha difficoltà anche a procurare loro del cibo perché non hanno sovvenzioni. I fondatori  fanno quello che possono con il loro stipendio.
Nonostante la precarietà della struttura, del cibo e della attività, la loro priorità è poter realizzare una scuola per i bambini.

Dopo questo incontro abbiamo fatto un giro per la città… case cadenti, macerie e chilometri di tende dove la gente abita, da un anno e mezzo, senza corrente e servizi igienici.

Le due persone che erano con me in questo viaggio hanno definito tutto questo con poche e semplici parole che rendono molto bene il triste e desolante spettacolo che avevamo davanti agli occhi: “il terzo girone dell’inferno”.

Pubblicato in Diario | Contrassegnato , | Commenti disabilitati

Haiti

Non voglio usare molte parole per raccontare il mio recente viaggio ad Haiti, vorrei piuttosto far parlare le foto, per lasciare a ognuno le proprie parole e i propri pensieri.
Vi racconterò il viaggio con un piccolo diario, per riassumervi ciò che ho visto laggiù.

Primo giorno.

Il tragitto per andare e tornare è stato pesante ed interminabile, sull’autostrada Pesaro Bologna un traffico allucinante e abbiamo rischiato di perdere  l’aereo, ma per fortuna poi, solo in questo caso, l’aereo era in ritardo!

Bologna – Francoforte, Francoforte – Santo Domingo, Santo Domingo – Port au Prince, code e code per i controlli  alle dogane, da aggiungersi a 7 ore di fuso orario!

Ma tutto questo non ci ha fermati. Appena arrivati, con le valigie in macchina, abbiamo iniziato il nostro programma di lavoro.

Abbiamo incontrato una suora Haitiana della congregazione “Suore della Divina Provvidenza” che sta cercando aiuti per costruire delle scuole e una struttura per accogliere venti ragazze orfane che ora, dopo il terremoto del 12 gennaio 2010, sono accampate.

Abbiamo pranzato da una coppia di amici, Anna e Davide, che si sono trasferiti ad Haiti subito dopo il terremoto con i loro due bambini, Tobia di quattro e Giona di due anni. Ci hanno offerto un buon pranzo Haitiano. Subito dopo pranzo, senza nemmeno una pausa e una doccia, abbiamo incontrato una suora del “College Marie Reine Immaculee”,  la quale vuole aggiungere alcune aule al complesso  scolastico già esistente ed attivo.

Il terzo incontro è stato con Fr. Charles della Fondation Montesinos, che sta cercando fondi e collaborazioni per costruire un complesso con centri di accoglienza per 500 ragazzi e ragazze abbandonati, scuole dell’obbligo e scuole professionali per fare apprendere alcuni mestieri.
Prevedono anche delle  farm-allevamento di maiali, polli ecc. e negozi. Queste attività hanno come obbiettivo l’autofinanziamento del progetto.
Tutto il complesso verrà costruito con una particolare attenzione all’ecologia.

Verso sera siamo arrivati in albergo, doccia, cena e sonno ristoratore.

Pubblicato in Diario | Contrassegnato , | Commenti disabilitati

Una vita diversa

Avete mai pensato a come sia la giornata di una persona in Africa, una giornata tipo?
Mi piacerebbe riuscire a darvene un’idea, per capire quanto sia diversa la vita di queste persone dalla nostra.

In Madagascar ad esempio, la gente si sveglia molto presto al mattino, alle quattro se ha del riso da cuocere per la colazione e comunque non più tardi delle cinque. I bambini prima di andare a scuola hanno il compito di fare dei lavori e quasi sempre è quello di andare a prendere l’acqua all’acquedotto comunale o al fiume.

Dopo la scuola hanno ancora il compito di andare a prendere l’acqua o la legna o a fare un po’ di spesa.
Ma trovano anche il tempo per giocare, in mezzo all’immondizia o per strada e diventano così sporchi che non si capisce più di che colore sia la loro pelle! Spesso hanno delle croste tutto intorno al naso fino alla bocca, di mocci vecchi, oppure hanno il moccio che costantemente gli scende dal naso.

Se questa gente ha qualche malattia, il più delle volte, aspetta solo che arrivi il peggio, anche la morte. 
Si, la morte, perchè non hanno soldi per andare dal medico, non hanno soldi per comprarsi le medicine e devono sperare di non dover andare in ospedale perchè se gli viene dato un letto è già tanto.
L’ospedale non passa nulla, devi comprarti tutto, anche un banalissimo cerotto o cotone. Quindi spesso se ne stanno a casa e fanno ricorso ai rimedi naturali o ai così detti santoni.

A volte capita, come nel caso di un nostro bambino, Tsilavina, del quale  l’associazione Granello di Senape si assume il carico economico, che è malato di tumore, che la famiglia decida di interrompere le cure, perchè seguire un bambino malato porta via troppo tempo ed energie al resto della famiglia.
In questo ultimo periodo ho parlato spesso con la famiglia, ho proposto loro diverse possibilità per far si che rivedano la loro decisione ma non so ancora cosa hanno deciso.

Pubblicato in Diario | Contrassegnato , , , | Commenti disabilitati